24/10/2011

Greenbuild Toronto - tendenze

Nella prima settimana di ottobre, da domenica 2 a sabato 8, si sono susseguiti a Toronto gli eventi che ormai abitualmente si raggruppano attorno all’evento annuale promosso da USGBC e denominato “Green Build”. Il quale formalmente  è datato 4-7 ottobre; nella realtà, con il congresso del World GBC, le sessioni di LEED International, le visite ai cantieri LEED occupa ormai tutta la settimana, da domenica a sabato. L’anno prossimo Greenbuild sarà a metà novembre a San Francisco: c’è più di una ragione per prenotarsi per tempo.

 

Greenbuild non è una fiera secondo il modello italiano ed europeo; è piuttosto una incredibile convention dove decine di migliaia di persone americane, ma non solo, discutono, imparano, proiettano e progettano. Per questo esso rappresenta un osservatorio privilegiato.

 

Impressione generale: in una fase di grandi difficoltà economiche  in molti paesi occidentali, e viceversa di grande dinamismo nei paesi campione, il movimento del green building è più che mai vitale e attivo in tutte le aree del pianeta. .

 

La pratica del green building rappresenta ancora una percentuale più o meno modesta sul totale; nello stesso tempo  si presenta come una fiumana  inarrestabile. Si tratta di una marea dalle dimensioni che continuano a  impressionare anche chi è ormai familiare con questo evento. Gli esempi a piacere. Tutti i sistemi di rating che operano nelle varie aree del pianeta presentano dati in forte crescita; nuovi paesi si aggiungono all’elenco sviluppando sistemi propri a fianco dei protagonisti internazionali come Breeam o LEED. Il quale si conferma come sistema di riferimento globale per eccellenza. Calcolati in base alla superficie,  circa il 40% dei progetti registrati (calcolati per metri quadri), sono fuori dagli stati Uniti. E qual è, dopo i nord-America, il paese con la maggior quantità di superficie registrati? La Cina, naturalmente: secondo paese LEED nel mondo.

 

Vi sono altri indicatori, apparentemente secondari, in realtà illuminanti per altri aspetti.  Uno di questi è certamente la progressiva diffusione di quella particolare realtà che sono i GBC, Green Building Council, associazioni no-profit : non più di una decina pochi anni fa, sono adesso distribuiti in più di 90 paesi,   con nuove iniziative che si affacciano continuamente. In altri termini, non solo si riconosce la validità dei sistemi di rating come co-essenziali al Green Building; ma viene anche adottato il modello per cui non gli stati, né le tradizionali associazione economiche a definire e garantire i sistemi di rating, ma queste associazioni no-profit pluricomposte , espressione di una sussidiarietà e di un protagonismo nuovo cui i tradizionali attori possono contribuire.

 

Quali sono le principali tendenze che si possono sintetizzare?

La prima, per quanto ovvia, è quella sopra richiamata: pur tra mille difficoltà e resistenze, la tendenza verso il “green building” è robusta e destinata a caratterizzare il futuro. La crescita del green in genere è significativamente superiore alle dinamiche medie dei diversi mercati. Questo fenomeno è macroscopicamente vero nei mercati occidentali depressi, dove  il segmento green è  di gran lunga il  più vivo e dinamico.  Ma vale anche, pur se con proporzioni diverse, anche nei paesi come Cina, India o Brasile (ma anche Corea, Filippine, America Latina in generale, aree arabe, ecc.). Il green building is here to stay; ed  eventi con il Greenbuild evidenziano che anno dopo anno migliaia di persone,  imprese e istituzioni, a livello internazionale, entrano in questa community e diventano a loro volta leaders e promotori di nuove e ulteriori iniziative.

 

La seconda macro-tendenza è la connessione emergente green building – green neighborhood – green cities. Nonostante le molte esperienze   degli ultimi decenni e riconducibili  al concetto di “green city”,  in questa  fase si assiste a una forte  ripresa di interesse, legato probabilmente a fattori diversi come da un lato l’invecchiamento delle città (in tutto l’occidente esiste un post-seconda guerra mondiale della stessa età), dall’altro alla crescita di consapevolezza ambientale;  ma ciò che va rilevato è come la disponibilità degli strumenti di certificazione stia  rivitalizzando questo tema finora prevalentemente  artigianal-autoriale dove ogni intervento era legato alla firma dell’architetto – urbanista – gruppo “sostenibile”  promotore di quella data esperienza, senza connessione a sistemi di codifica più generali.

 

Una terza tendenza, collegata alla precedente è l’evoluzione di sistemi come LEED o Breeam da tools di certificazione di edificio a  famiglia di prodotti   che copre le diverse tipologie di edificio, fasi di vita, ed estensione (dall’edificio al territorio). In altri termini,  l’evoluzione dal green building alla green city è supportato da una analoga espansione degli strumenti  di rating disponibili.

 

Un cenno specifico merita l’aspetto legato alla vita complessiva dell’edificio. Questa dimensione, peraltro già presente in parte, sta facendo evolvere la certificazione da fenomeno puntuale (si certifica una nuova costruzione o un edificio esistente, che mantiene per sempre o per anni la certificazione) a un processo continuo e permanente: una sorta di “lifelong certification” basata sul monitoraggio continuo  del comportamento degli edifici.  La “certificazione continua” trascina con sé molti altri aspetti, in particolare quelli del monitoraggio delle performance degli edifici e della raccolta, leggibilità  disponibilità dei dati.

 

La quarta tendenza  è quella dello sviluppo, attorno ai principali sistemi di rating, di un insieme di servizi complementari che coprono progressivamente tutti gli aspetti della filiera dell’edilizia e del real estate (compresa la testè citata raccolta dati).

 

A Toronto si sono visti i preliminari, probabilmente a San Francisco, patria della Silicon Valley,  si potrà toccare con mano. La certificazione continua, basata sul monitoraggio del comportamento degli edifici, rinvia a una evoluzione accelerata della strumentazione esistente e alla sua diffusione su larga scala. Il monitoraggio degli edifici è già praticato  in molti casi; vi sono i soliti problemi da un lato di standardizzazione dei format dei dati (e dei metodi di rilevazione sottostanti), dall’altro dell’integrazione  all’interno degli edifici, sempre su larga scala, degli strumenti di rilevazione,  trasmissione, elaborazione.   Un sistema come LEED, usato su scala internazionale, richiede supporti parimenti globalizzati, come finora sono strati pensati e prodotti, in altri ambiti,  soprattutto  in quel mega-distretto dell’informatica che è appunto la Silicon Valley.

 

Un quinto aspetto riguarda il mercato dei sistemi di rating. LEED è sempre più leader globale, e punto di riferimento. Nelle grandi realtà più volte citate, e cioè i soliti Cina India Brasile Emirati ecc. ecc. LEED è il sistema  di riferimento, anche se non sempre l’unico. A livello regionale si conferma la vitalità di sistemi come il BREEAM (Europa) e Green Star (Australia – Sud africa), tutti attivi e in crescita per numero di progetti registrati e certificati. Tuttavia, insieme e in parallelo all’affermarsi di queste grandi leadership internazionali, si moltiplicano i sistemi di certificazione su base nazionale, destinati prevalentemente ai mercati interni dei rispettivi paesi. In altri termini, mentre tutti gli operatori con orizzonti internazionali fanno riferimento a uno dei maggiori sistemi citati, a livello locale (nazionale) si sviluppano sistemi più vicini non solo alla realtà ambientale, ma anche allo stato del settore edilizio nazionale. In ogni caso,  l’ovvietà dell’ovvietà è che nessuno parla più di “green building” senza far riferimento a un qualche sistema di rating. Gli spazi per il green washing aumentano perché si estende il mercato, diminuiscono perché si rafforzano gli strumenti disponibili.

 

Una sesta tendenza può essere evidenziata all’interno del mondo LEED. USGBC, il GBC che ha inventato e mantiene la proprietà di LEED ha lanciato lo slogan-sintesi “global, regional, local”. In altri termini, date le tendenze mondiali, sta ragionando su come de-americanizzare LEED per renderlo sempre di più un sistema globale; nello stesso tempo sta riflettendo su come articolare questa vocazione, essendo del tutto evidente che l’area europea  (la “regione” Europa”)  presenta caratteristiche ben diverse dal  Medio Oriente, dalla  Cina o dall’America Latina. Nello stesso tempo è in corso una riflessione sugli orizzonti temporali e modalità e ritmi di aggiornamento del sistema.

 

Considerazioni finali:

Dibattito e rete globale. I temi e gli interventi del filone  green building – green cities, grazie al ruolo dei GBC e dei sistemi di rating, sono oggi  più globali e integrati di quanto non fossero fino a ieri, anche se il “green”  è sempre stato caratterizzato da una forte transnazionalità.  L’intervento dei GBC e dei sistemi di rating  in primo luogo trasforma queste tematiche da terreno per specialisti  a ambito di filiera industriale e finanziaria.  Il supporto dei sistemi di rating aumenta in termini esponenziali formalizzazione, misurabilità, trasparenza. E’  una realtà globale multidimensionale – multi attore   di alta qualità e competenza. Non è più possibile pensare di lavorare in termini autarchici (si tratti di autarchia professionale o geografica)  su questi temi.  L’assenza da questi circuiti internazionali, sia perché rinchiusi in chiusure territoriali o perché si rimane all’interno dei confini di associazionismi locali, significa emarginazione. Paesi come la Colombia erano presenti con  una delegazione di decine di persone con la sigla del GBC nazionale, ben organizzate e distribuite, in caccia di contatti e di competenze da importare  (ciò che peraltro abbiamo fatto come GBC Italia in questi anni).  

 

La visibilità di ciò che succede nei diversi paesi è elevatissima:   incluso ciò che succede (o  non succede) in paesi come  Italia. Greenbuild è davvero “the world at glance” : non c’è speranza di nascondersi dietro qualche paravento. E il green building certificato è uno dei parametri su cui sarà  misurata la dinamicità e credibilità di un paese: se non altro per la rilevanza della filiera edilizia – real estate nell’economia di tutti i paesi 

 

Competenza e motivazione sono fattori fondamentali; ma anche giochi win – win, sinergie sistemiche pubblico – privato, e così via. Si tratta di evoluzioni che richiedono anni; più si ritarda l’avvio di questi processi, più diventerà difficile recuperare i ritardi accumulati.

 

E l’Italia? Vista da Toronto, l’Italia non offre un gran panorama. GBC Italia rimane un fenomeno cui tutti gli altri paesi guardano con curiosità e attenzione, per la dimensione associativa e per la qualità del lavoro svolto, che lo rendono interlocutore internazionale privilegiato di USGBC su un piano paragonabile a quello del GBC canadese .  Il numero dei progetti in corso di certificazione LEED è pure significativo. Ma il resto del panorama, sia in termini di politiche istituzionali che di orientamenti delle associazioni industriali, è ben difficile da paragonare agli scenari, per quanto contraddittori e problematici, di tutti i maggiori altri paesi. L’Italia non appare agganciata a quelle che nel resto del mondo sono ovvietà, e cioè i livelli minimi di qualità ambientale e urbanistica che rappresentano il riferimento per la comunità professionale green non solo nei paesi più avanzati, ma anche per le nuove tigri.

 

Appendice:

Cos'è Greenbuild?


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